Brand reputation, awareness, reach, impressions, reactions, engagement: noi della comunicazione digitale usiamo questi termini come se fossero concetti concreti. Si possono misurare, dunque esistono.
Ma siamo sicuri che i numeri di engagement restituiscano davvero la curiosità attorno a un prodotto? E che i dati di awareness ci illustrino la vera consapevolezza di un brand?
Dobbiamo rispondere sì, ovviamente. Sì, tenendo sempre in conto tutto l’ambaradan che ci sta intorno, sotto, sopra, di fianco etc.
Ma chi legge? La persona che guarda un post, con quali occhi lo guarda? Cosa c’è in quel post che davvero lo attrae? I colori? il suono delle parole? La forma dell’immagine?
Ovviamente non il contenuto, ché se sta guardando proprio quel post, allora è certo – al 90% – che quel post lo vede in quanto utente targettizzato, ovvero persona che ha già mostrato all’intelligenza artificiale di turno che è interessato proprio a quel genere di argomento.
Allora, se ci rivolgiamo sempre a un pubblico “in target”, perché alcune cose hanno successo e altre no?
Se avessimo la risposta, saremmo l’agenzia più famosa al mondo.
Sappiamo solo che la maggior parte delle volte che un post, una comunicazione, ha successo è perché c’è “intrattenimento”.
Per questo abbiamo trovato estremamente interessante il caso di Hundred Days, il nuovo simulatore gestionale prodotto dall’italianissima Broken Arms Games, un gioco, proprio di quelli che si acquistano per computer o si scaricano sugli smartphone, che ha come obiettivo la produzione di una propria, personale etichetta di vino.
“Hundred Days – ci racconta Elisa Farinetti, CEO e co-founder di Broken Arms Games – è proprio un videogioco che riproduce tutti i passaggi e tutti i tecnicismi della produzione vinicola. Ci sono i filari da coltivare, le bizze della natura, il tempo scandito delle botti in cantina, la scelta delle bottiglie, dei tappi e persino dell’etichetta. Non può restituire la fatica della vendemmia a capo chino sotto il sole, ma parliamo di un videogioco, di un prodotto di intrattenimento che ha lo scopo, appunto, di intrattenere, divertire.”
Ma come vi è venuta questa idea? Rappresentare tutti i passaggi della produzione vinicola non è semplice.
“Semplice? no, direi proprio no! Però, cominciamo dall’inizio, dall’idea. Come tutte le belle idee, questa è arrivata per caso. Scherzando su cose di lavoro, di Langhe, di vita. Langhe, perché sono piemontese, vivo e lavoro proprio tra queste colline, tutte a filari di vite e cantine. Yves (Hohler, nda), il mio socio, è un enologo svizzero, la sua famiglia possiede vigneti in Italia e produce Barbera d’Asti. Siamo nati in mezzo all’uva, il nostro tempo è sempre stato scandito dai tempi in vigna. Ma siamo dei nerd, appassionati di tecnologia, a su questo abbiamo costruito le nostre carriere professionali. Quindi, quando qualcuno ha suggerito, scherzando, che avremmo potuto realizzare un gioco ambientato in una vigna… all’inizio abbiamo riso, ma l’idea stava già seminando mille possibilità finché da quel giorno del 2018 sono nati i primi bozzetti, le prime strutture, le prime possibili programmazioni.
Se è stato complesso? decisamente. Anche perché non ne esiste un altro, non avevamo alcuna reference. Una strada tutta nuova da aprire. Complesso, certo, perché per costruire questo gioco abbiamo raccolto attorno a noi tutte le forze possibili: proprietari e produttori che ci aiutassero nella costruzione vera e propria, partendo dalla suddivisione di tempo (ci vuole tempo perché maturi l’uva, tempo perché il mosto diventi vino, tempo perché dalle botti si passi alle bottiglie e tempo perché il mercato accolga il prodotto) e spazio: per le vigne, per le botti, per le bottiglie, per i macchinari che servono.”
Se pensiamo a tutte le variabili, questo progetto assume sempre di più l’aspetto di una gran fatica.
“Pensi che abbiamo studiato nei minimi dettagli le tipologie di cantine all’italiana, quelle alla francese, quelle all’americana: non vogliamo fermarci solo a un tipo di prodotto. Il gioco sarà distribuito a livello internazionale, quindi ci è sembrato corretto rispettare il gusto di un pubblico molto ampio”.
Non dimentichiamo che voi non fate vino, ma fate videogiochi che vanno venduti!
“Ecco. Per questo abbiamo scelto, pur nel rispetto delle strutture fondamentali, di aggiungere a livello estetico un gusto un po’ francese: purtroppo nel mondo extra europeo la parola vino indica quasi sempre un prodotto francese. Insomma, se chiediamo a un cliente di un supermercato chileno o giapponese qual è il miglior vino al mondo, al 95% la risposta sarà ‘il vino francese’. Non è bello da scoprire, non è cosa con cui avremmo voluto fare i conti, ma è così”.
Mood estetico a parte, la parte tecnica del gioco è completa, giusto?
“Ricordiamo che è un gioco, uno strumento di intrattenimento. Le difficoltà che i produttori incontrano ogni giorno sono riprodotte per buona parte, ma un po’ romanzate, per così dire.
Rispettiamo il clima, la qualità della terra, i tempi, gli strumenti occorrenti. Ci saranno le estati aride, le grandinate nel momento sbagliato, gli imprevisti che la natura non teme di presentare, davvero, ai produttori. Ogni tipo di campo avrà il suo clima, saranno rispettate le regole ampelografiche – per l’Italia al momento abbiamo scelto quelle tipiche dei vitigni piemontesi – ma speriamo di poter presto fare aggiornamenti con tipologie tipiche di altri Paesi, di altre regioni, così da arricchire il nostro panorama al momento dedicato all’Italia e alla Francia.”
Il gioco verrà distribuito dal 13 maggio, corretto?
“Esatto. Verrà distribuito per computer dal 13 maggio. In autunno verrà distribuito anche per smartphone e entro l’anno per console”.
Un impegno, oltre che creativo e tecnologico, anche di spesa che sembra abbastanza notevole.
“La nostra agenzia è una piccola struttura che si è fatta le ossa lavorando per terze parti. Questo è un progetto davvero enorme, che ha avuto il privilegio di convincere partner d’eccezione come Google e Epic Games. Magari sarà un prodotto di nicchia, però è un progetto in cui abbiamo messo la nostra vita, la nostra storia, proprio quella di nascita, le nostre radici di esseri umani. Quindi sì, un impegno notevole. Però i primi dati raccolti sono incoraggianti. Subito dopo averlo presentato, abbiamo raccolto una community di 50.000 persone incuriosite, e sulla piattaforma Discord abbiamo già 1200 persone che si sono ritrovate a discutere del gioco, che ricordo non è ancora pubblicato, interessate veramente.
Sono numeri piccolissimi, briciole rispetto ai numeri dei giochi digitali più conosciuti, ma per un gioco come questo sono segnali davvero ottimi.Non dimentichiamo che il miglior ambasciatore è il pubblico, è la community che condivide il progetto, che ne parla in rete o anche al bar, quando sarà di nuovo possibile.”
Lei parla di un gioco di nicchia, ma posso citarle esempi che tanto di nicchia non sono. Parlo di giochi come Farmville.
“Farmville è un colosso, ma sì, il nostro Hundred Days si può iscrivere quasi nella stessa categoria. Non è un gioco di azione, quindi non ha un ritmo destinato a conquistare le grandi masse, ma è certo un gioco per millennials, che magari hanno scoperto il mondo del vino e vogliono intrattenersi provando la vita quotidiana in cantina, digitale ovviamente. Pensiamo che possa piacere a un target femminile, target che nel mondo del gaming segna un trend in crescita vertiginosa. Di certo puntiamo su un target over 45, che cerca svago, ma con un obiettivo”.
C’è anche l’obiettivo di creare consapevolezza dell’universo vitivinicolo?
“Onestamente il gioco è nato con l’obiettivo di intrattenere. È un gioco, non discostiamoci da questo concetto. Però concordo con l’idea che proprio questo tipo di intrattenimento può creare anche un interesse maggiore a voler scoprire cosa c’è dietro un bicchiere di vino e magari, chissà, il giocatore potrebbe scegliere un vino piemontese pensando ai vitigni digitali che sta allevando sul suo desktop. Poi, se qualcuno decidesse di visitare le Langhe perché affascinato dallo scenario virtuale… ah, sarei felicissima!”.
Noi siamo felicissimi di mostrarvi il trailer, aspettando l’arrivo di questo omaggio sorprendente e inaspettato al mondo del vino.